La Faglia nel Cielo

faille

All’inizio degli anni fu il Cielo
che il tempo in collera spezzò
quando ancora non v’erano parole per raccontare.

Ascolta…

Lì giace la frontiera del sognatore. Ai suoi piedi s’infrange la ragione. 
La ragione non può parlare del sogno. Non conosce il canto nello spirito della pietra. 
Noi la chiamiamo ‘Akal n’iba’, la terra a perdita d’occhio. La terra che circonda la faglia nel Cielo. 

A perdita d’occhio si distende la linea dell’orizzonte nelle grandi pianure che formano il deserto.

A perdita d’occhio la carovana penetra il suo cupo mistero, spaventando novizi e forestieri.

A perdita d’occhio i nomadi errano per questa terra, al primo sguardo ostile e triste come la morte.

A perdita d’occhio e a una distanza infinita il vento riporta il tempo in seno alle colline adornate di dune, insieme alla sabbia più fine.

A perdita d’occhio davanti ai viaggiatori si stagliano i rami di un’acacia dalle spine dorate come punte di spada, così come i topi che giocano tra gli escrementi di pecora.

A perdita d’occhio il tempo cessa di esistere, lasciando solo il mistero dell’oblio. Canta l’inno dormiente sin dalla notte, perso nel miraggio di mari ormai sommersi.

A perdita d’occhio si levano vortici al cielo come un messaggio dalla terra ostile all’aere dove lo sguardo si fissa, in attesa di una pioggia che darà vita a fiori e bestie addormentati.

A perdita d’occhio il tempo cavalca il vento verso le cime dell’orizzonte, cullando la speranza di giorni migliori.

A perdita d’occhio la sete e la fame aprono le porte a nuove reclute, che già hanno firmato la loro condanna a morte.

A perdita d’occhio il tempo cola via, inghiottito dalle tenebre di una notte sempre uguale a se stessa.

A perdita d’occhio l’uomo neolitico ha tracciato la sua strada di fronte all’oceano senza limiti. ‘Akal n’iba’ si trova tra due mondi, quello di ieri e quello di domani. Nessuno dei due è certo, uno è passato e l’altro ancora ci attende.

Poesia di Souéloum Diagho il Nomade